«L’area metropolitana fiorentina sarà, da qui ai prossimi anni, la nuova frontiera del turismo, soprattutto di quello più curioso ed attento».

Ne è convinto il professor Massimo Carta, docente dell’Università degli Studi di Firenze presso il dipartimento di Architettura che ha rilanciato il dibattito promosso dal nostro Giornale nelle scorse settimane, su come gestire il turismo di massa che gravita su Firenze e su come portare, anche nella Piana Fiorentina, ed in quella pratese, l’enorme afflusso di persone.

 «Dopo l’alluvione di Firenze del 1966  – ha spiegato il professore – è iniziato a Firenze un processo irreversibile di svuotamento dei residenti del centro storico unito ad un continuo decentramento altrove dei servizi prima presenti, pensiamo  al carcere delle Murate poi spostato a Sollicciano, al tribunale poi spostato nell’area di Novoli, alle tanti sedi universitarie o allo sviluppo dei grandi centri commerciali».

 Prima già dell’arrivo in massa dei turisti, dunque, già a partire dai primi anni Settanta, il centro storico fiorentino ha iniziato a svuotarsi a causa della mancata accessibilità con la propria auto o all’impossibilità di trovare ampie superfici commerciali. Secondo il docente, pero, il Comune di Firenze,  da anni ha assunto posizioni che sono in bilico tra la negazione della problematicità del fenomeno e l’adozione di strategie che, al contrario, sembrano contribuire ad ampliarlo. 

 «Se la trasformazione degli usi e delle strutture urbane ai fini turistici sembra un treno in corsa che nessuno ha intenzione o ha la possibilità di fermare – ha poi spiegato il professore - occorre considerare che il centro è sempre stato teatro di trasformazioni fortissime, sempre collegate a contesti molto più ampi. Per questo occorre chiedersi se la “turistificazione galoppante” sia l’unico destino irrimediabile o se invece siano possibili alternative praticabili che sappiano tenere insieme uno sviluppo economico non totalmente debitore al turismo di massa e una sostenibilità, anche sociale, riportando in centro una varietà di funzioni e mettendo in crisi la sempre maggiore specializzazione turistica».  

La riflessione del docente si è poi concentrata sull’area metropolitana fiorentina: «In un qualsiasi discorso sul centro storico – ha ribattuto – occorre almeno considerare la dimensione metropolitana della città di Firenze. Occorre cioè considerare come la Piana Firenze-Prato-Pistoia sia qualcosa di totalmente inedito così come è inedita la trasformazione alla quale si assiste nel centro storico di Firenze, e che le due trasformazioni sono strettamente interrelate».

Carta ha comparato il numero dei visitatori del Centro commerciale “I Gigli” col numero di turisti che visitano il centro storico di Firenze.

«Oggi il grande centro commerciale di Campi Bisenzio è visitato, in media, da 18 milioni all’anno – ha riferito - ben 8 milioni di persone in più rispetto ai turisti per anno che frequentano il centro storico di Firenze. Il centro storico è dunque esposto alle trasformazioni che sono frutto di una parallela e radicale trasformazione delle forme dell’abitare, del produrre, dello spostarsi, insomma della potente metropolizzazione che ha investito la Piana Fiorentina a partire dalla seconda metà del Novecento, delle quali I Gigli ne sono ovviamente un simbolo».  

Secondo il docente, la perdita e la sostituzione di molti degli abitanti del centro storico di Firenze unita alla perdita di molte attività economiche “tradizionali” ha comportato un affievolimento dell’identità locale. Ai turisti piacerebbe anche incontrare i fiorentini ed ascoltare il loro dialetto ma questo appare sempre più difficile.   Una trasformazione su cui ha inciso, notevolmente, l’utilizzo massivo dei voli low cost.

«Oggi – ha proseguito - il turista arriva a Firenze, consuma poco ma inquina molto, magari si limita a mangiare solo un gelato, lascia pochi soldi a Firenze ma contribuisce ad alimentare lo spopolamento. Per questo ritengo rappresenti una follia aumentare la capienza dello scalo aeroportuale di Firenze, al contrario dovremmo investire su Pisa e far partire dal Galilei dei trasporti verso Firenze, Lucca e tutta la costa. Potenziare il Vespucci produrrà solo un aggravamento del problema che già oggi appare di difficile contenimento».

Per Carta, dunque, la strategia è quella di diminuire la specializzazione turistica del centro storico fiorentino e differenziare il tipo di turismo. 

«La soluzione sarebbe quella di distribuire i turisti: per evitare il rischio del sovra-turismo occorrerebbe promuovere lo sviluppo turistico di aree sfruttate al di sotto del loro potenziale come tutta l’area metropolitana fiorentina e pratese ma questo è più facile a dirsi che a farlo. Nessun visitatore della Toscana, infatti, eviterebbe di vedere il David di Michelangelo, il Duomo di Firenze, Ponte Vecchio, oltre a bere un bicchiere di buon Chianti, vedere piazza del Campo a Siena, la Torre di Pisa o San Gimignano.

Per poter governare il fenomeno occorrerebbe rendere il turismo nel centro di Firenze più difficile, distante, lento,  occorrerebbe  individuare aree a “prevalente fruizione turistica” con conseguente attrezzatura, regolazione e monitoraggio delle varie componenti. Non è assurdo pensare di limitare aree pedonali così frettolosamente istituite, così come progettare altre aree a prevalente funzione turistica in luoghi posti sugli assi di avvicinamento dei turisti al centro, articolando soste di bus e nodi di interscambio con il sistema della mobilità su ferro, per rallentarne il flusso, per intercettarne una parte e deviarla su mete meno affollate».

Per il docente, occorrerebbe, ancora, valutare gli accessi controllati, distribuire l’offerta turistica, agire sulla tassazione per evitare l’eccessivo afflusso dei croceristi, avviare un importante rilancio dell’immagine pubblica di alcuni siti culturali importantissimi, ma distanti da Firenze, come il Museo Pecci di Prato, di rilevanza internazionale ma scarsamente frequentato.  

«Da tutto questo – ha concluso - consegue un’attenta considerazione degli accessi al sistema museale e la non conflittualità con altri “sistemi”: quello universitario, della ricerca, della formazione, quello della cura sanitaria o quello articolato e difficoltoso della gestione degli “eventi” come le manifestazioni di Pitti-Uomo e poi le licenze commerciali.

Si dovrebbe intervenire per incoraggiare la mixitè, evitando almeno la specializzazione totale. Insomma, Firenze è una città dalle molteplici economie e sono queste economie che devono avere cittadinanza anche in centro per contrastarne la specializzazione, che alla lunga finirà per impoverire anche la stessa attrattività turistica».

  • condividi
Evasione Tari, l'assessora Sanzò:

Evasione Tari, l'assessora Sanzò: "Il consigliere Cocci gioca con i numeri"

“Il consigliere Cocci gioca con i numeri nascondendo tutta l’attività di recupero che viene portata avanti dagli uffici comunali, da Alia e da Sori”. Così l’assessora al Bilancio Sanzò risponde al consigliere comunale d’opposizione sull’ev [...]

Nuova Coop.fi la soddisfazione di Polistrade:

Nuova Coop.fi la soddisfazione di Polistrade: "Intervento di qualità per assicurare nuovi servizi al territorio”

Un'operazione completa, chiavi in mano: dalla vendita del terreno fino alla consegna dell'immobile. Polistrade Costruzioni Generali è stata fra gli attori protagonisti della realizzazione del nuovo parco commerciale a Campi Bisenzio, in zona Palagetta. [...]

Taglio del nastro per il nuovo Coop.fi Palagetta di Campi Bisenzio

Taglio del nastro per il nuovo Coop.fi Palagetta di Campi Bisenzio

Tutto pronto per il taglio del nastro per il punto vendita Palagetta di Campi Bisenzio che inaugura domani 2 aprile, con apertura al pubblico alle 8.00. Il punto vendita, ubicato in Via del Campo, è stato presentato oggi alla stampa alla presenza d [...]

La Chiesa di Prato si mobilita per aiutare la popolazione del Myanmar

La Chiesa di Prato si mobilita per aiutare la popolazione del Myanmar

La Chiesa di Prato si mobilita per aiutare la popolazione del Myanmar dopo il terribile terremoto che ha colpito e distrutto gran parte del Paese asiatico. Domenica 6 aprile si rinnova l’appuntamento con la Quaresima di Carità, la tradizionale raccolt [...]